Ogni singolo mese, migliaia di inquilini versano l’affitto pensando di aver trovato una certa serenità e stabilità. Poi, all’improvviso, arriva una notifica di pignoramento e tutto cambia in un attimo. Dal momento della comunicazione, scatta un periodo di incertezza, spesso carico di paura – soprattutto per chi non ha dimestichezza con le questioni legali che questa situazione comporta. Molte persone, insomma, si ritrovano spaesate, senza sapere quali siano i propri diritti o cosa potrà succedere, soprattutto se la casa dove vivono finisce all’asta per via di problemi economici del proprietario.
Non è raro sentir dire che il pignoramento equivalga a dover lasciare l’immobile subito oppure a una riduzione del canone. In realtà, le cose stanno in modo più complicato. Dipende molto da come è fatto il contratto di locazione e da quando è stato firmato rispetto alla data del pignoramento. Questi dettagli spesso sfuggono a molti – specialmente nelle città italiane – eppure sono quelli che davvero determinano cosa succede agli inquilini coinvolti.
Come cambia la situazione se la casa finisce all’asta durante un contratto valido
Va detto subito che il pignoramento riguarda il proprietario dell’immobile e non chi lo abita come inquilino. Se il contratto di affitto è stato firmato e registrato in modo regolare prima dell’inizio della procedura, chi abita nel bene mantiene il diritto di restare fino alla scadenza naturale del contratto. Anche se poi la casa viene venduta all’asta, chi la acquista subentra alle condizioni contrattuali già in essere e deve rispettarle.

In questo senso, la tutela legale per l’inquilino regge bene: il rapporto di locazione resta solido e non può essere modificato dal nuovo proprietario da un momento all’altro. Una precisazione da non sottovalutare, perché molti pensano di dover lasciare la casa appena arriva il pignoramento.
Situazione diversa se il contratto è stato firmato senza registrazione, o dopo che la procedura era già iniziata, oppure se emergono condizioni strane – tipo canoni molto bassi o clausole poco chiare. In quei casi, il giudice ha spesso la possibilità di annullare il contratto, e allora l’inquilino rischia di essere sfrattato dopo la vendita all’asta. Tempi strettissimi per andar via, con conseguenze pesanti, specie nelle grandi città.
Il rischio economico nascosto dietro il pignoramento di una casa in affitto
Quando arriva la notifica di pignoramento, cambia anche chi riceve il pagamento dell’affitto. Bisogna versare le somme secondo le disposizioni previste dalla procedura esecutiva, non più direttamente al proprietario – che probabilmente sta pagando debiti.
Il problema? In tanti, per semplice abitudine o scarsa informazione, continuano a pagare come prima. Questo può complicare parecchio le cose: i soldi versati potrebbero non essere più validi, e chi abita rischia di doverli ripagare a chi ora gestisce l’immobile. Un doppio esborso inatteso, insomma.
Un altro punto delicato riguarda il deposito cauzionale. Nel caso di debiti e pignoramento, recuperarlo può diventare una grana. Il nuovo proprietario, infatti, può non avere l’obbligo di restituire un deposito che non ha mai incassato, e quei soldi potrebbero essere usati per saldare le pendenze del vecchio proprietario all’interno della procedura esecutiva.
Insomma, sotto il punto di vista economico, il pignoramento non è una questione da prendere sotto gamba. Anche con i diritti garantiti, la scarsa chiarezza può portare a perdite concrete. Chi vive a Milano, Roma o Torino, per esempio, dovrebbe informarsi bene – il motivo? Per affrontare una situazione tanto complessa con un po’ di consapevolezza in più.
