Quando si parla di cene a base di pesce, spesso le posate passano inosservate, pur avendo un ruolo tutt’altro che marginale nel modo in cui gustiamo il piatto. Coltello e forchetta per il pesce non sono semplicemente versioni diverse degli utensili di tutti i giorni: hanno un design e una funzione ben precisi, pensati proprio per rispettare la delicatezza delle carni e facilitare la consumazione. Non si tratta di oggetti riservati solo a cene formali o ristoranti di alto livello: la loro storia affonda le radici in tradizioni nate quasi due secoli fa, quando si sentì il bisogno di approcciarsi al pesce con strumenti ad hoc, più pratici e rispettosi della pietanza.
Se guardiamo alle origini vere e proprie delle posate da pesce, dobbiamo tornare nell’Inghilterra del XIX secolo, un’epoca in cui a tavola regnavano rigide gerarchie e regole precise, specchio della società del tempo. L’obiettivo? Creare un’esperienza culinaria decorosa, che distinguesse chiaramente le portate e evitasse qualsiasi situazione imbarazzante dovuta all’uso sbagliato degli utensili. Insomma, queste posate non sono solo un vezzo estetico: incarnano un equilibrio tra estetica e praticità, pensate per esigenze concrete e ancora apprezzate come simbolo di un certo modo di vivere la tavola.
Origini vittoriane e le regole per il corretto posizionamento
Nascono tra la borghesia britannica dell’Ottocento, quando ordine e precisione erano d’obbligo durante i pranzi ambientali: la sequenza delle portate non lasciava spazio all’improvvisazione. Si iniziava quasi sempre con la zuppa, poi il pesce e infine la carne. Le posate specifiche non erano una formalità scolastica, ma una risposta pratica per valorizzare ogni pietanza. Così, coltello e forchetta per il pesce divennero protagonisti a parte, riconoscibili per dimensione e forma, diverse dalle posate da tavola normali.

In una mise en place all’altezza, la loro collocazione segue un codice preciso: se il pesce agisce da antipasto, le posate relative sono messe più all’esterno rispetto a quelle per la carne, con il coltello a destra e la forchetta a sinistra, sempre vicino agli altri utensili da antipasto. Nel caso invece il pesce diventi portata principale, la posata si sposta più vicino al piatto, centrale, e questo dettaglio cambia parecchio l’ordine visivo.
Curioso notare come – nei ristoranti più attenti – spesso si dibatta sull’orientamento dei rebbi della forchetta da pesce: c’è chi li preferisce rivolti verso l’alto, altri verso il basso. È un fatto recente, nato negli ultimi decenni, ma nessuna delle due versioni contrasta con le regole del galateo. Nel Nord Italia, ad esempio, chi frequenta ambienti dove si presta attenzione a ogni dettaglio sa riconoscere quanto l’uso corretto e il posizionamento di queste posate siano ancora un segno di educazione, anche se – diciamolo – è un aspetto che altrove passa inosservato.
Caratteristiche tecniche e modo corretto di usarle
Il coltello da pesce si distingue facilmente da quello da tavola classico. La lama non serve a tagliare di forza e non è seghettata; ha una forma leggermente arcuata con un bordo affinato, e una punta pensata per staccare fina fin sul pesce senza rovinare nulla, nemmeno una lisca. La lama è larga, giusto il necessario per sollevare porzioni delicate in modo che restino intatte, agevolando il passaggio del boccone alla forchetta, con movimenti misurati e precisi.
Non solo, la sua superficie – attenzione – spesso si usa anche per spalmarci sopra burro fuso o salse al limone, tipiche nelle ricette di pesce. La forchetta, mentre sembra simile a quella normale, presenta rebbi uguali e di media lunghezza, senza rinforzi, proprio perché il pesce non richiede troppa forza per essere tagliato, a differenza di altri tipi di carne.
Secondo la tradizione, forchetta a sinistra e coltello a destra – senza attività di taglio vera e propria. Il coltello serve più a dividere o accompagnare il boccone con garbo. Quando si incontrano lische, si tolgono con la punta del coltello, senza mettere le mani a diretto contatto: un gesto, tra ricchi e poveri, carico di rispetto per il cibo. Nei ristoranti italiani di un certo livello e in momenti formali, questa pratica si osserva ancora bene, a testimonianza di come la cultura degli utensili da pesce non sia una moda passeggera, ma una tradizione radicata.
Le posate sono create proprio per mantenere la consistenza del pesce e la sua struttura delicata, evitando che si sfaldi durante il pasto: elemento che – nelle cucine italiane, soprattutto dalle parti di Milano – fa davvero la differenza. Negli ultimi tempi si sono diffuse anche fuori da ambienti borghesi, diventando un modo per mostrare cura e un minimo di attenzione a tavola, specie in occasioni dove il dettaglio non va trascurato.
