Quanti cani si possono tenere in casa: le regole di regioni, comuni e condomini da rispettare

Quanti cani si possono tenere in casa: le regole di regioni, comuni e condomini da rispettare

Franco Vallesi

Dicembre 6, 2025

In molte città italiane, la convivenza tra proprietari di cani e vicini può trasformarsi in fonte di tensione, soprattutto quando si tratta del numero di animali presenti in un appartamento. A differenza di altre aree della legislazione, non esiste una normativa nazionale uniforme che definisca un limite chiaro al numero di cani detenibili in una singola abitazione. Questa assenza crea un panorama di regole frammentato, dove ogni regione, comune e spesso condominio si muovono con disposizioni differenti per gestire i potenziali disagi. Chi vive in città sa bene che il rischio è quello di una convivenza difficile, fatta di rumori costanti, odori intensi e un impatto sulla quotidianità che non sempre viene considerato dalle norme generali.

Il ruolo delle regioni e dei comuni nella gestione del numero di cani

La responsabilità di fissare limiti o regole specifiche sul numero di cani in casa spetta principalmente a regioni e comuni, che interpretano questo tema secondo esigenze territoriali differenti. Ad esempio, in Lombardia esiste un limite massimo di 10 cani o gatti adulti per ciascun nucleo famigliare. Se il numero supera questa soglia, è obbligatorio comunicarlo al sindaco, che può verificare la situazione e richiedere eventuali correzioni. Da notare che i cuccioli sotto i sei mesi non vengono inclusi nel conteggio, una precisazione spesso trascurata.

Quanti cani si possono tenere in casa: le regole di regioni, comuni e condomini da rispettare
Un cane, sguardo in alto, lecca il naso. Sottolinea la necessità di normative chiare per la detenzione di animali domestici. – dialmabrown.it

In Veneto, e in particolare nel territorio di Verona, la disciplina cambia marcando un confine più rigoroso: tenere più di 5 cani adulti richiede un’autorizzazione formale comunale e un consulto veterninario. Alcune amministrazioni preferiscono però non indicare numeri specifici, offrendo maggiore flessibilità purché vengano rispettati il benessere degli animali, lo spazio a disposizione e la pulizia dell’ambiente. Questo approccio evita l’accumulo di problematiche legate all’igiene o al disturbo pubblico.

All’interno dei condomini, la questione si complica ulteriormente. I regolamenti condominiali stabiliscono spesso limiti distinti per gli animali tenuti negli appartamenti rispetto a quelli con accesso a aree comuni, come giardini. Queste norme aggiuntive si combinano alle disposizioni locali, tessendo una rete complessa di controlli che riflette la necessità di tutelare la quiete e la sicurezza di tutti.

Giurisprudenza e limiti ragionevoli: quando serve intervenire

Le corti italiane sono chiamate spesso a dirimere controversie legate alla presenza di più cani in spazi abitativi. In questo contesto, la Corte di Cassazione ha svolto un ruolo chiave, come dimostra l’ordinanza n. 1823 del 2023. Questa sentenza ha confermato una decisione che imponeva la riduzione del numero di cani a sei in un condominio, motivata da disturbi confermati quali rumori e odori molesti che compromettevano la quiete pubblica.

La giurisprudenza tende dunque a prediligere un principio di ragionevolezza: quando la presenza degli animali provoca disagi di salute, igiene o disturbo alla tranquillità dei vicini, le autorità sono legittimate ad intervenire con provvedimenti restrittivi. Questo equilibrio tra diritti dei proprietari e tutela degli altri non è mai scontato e viene valutato caso per caso, tenendo conto delle circostanze specifiche.

Nei centri urbani, dove la densità abitativa amplifica queste difficoltà, si è assistito a una proliferazione di regolamenti mirati a disciplinare la detenzione di animali da compagnia, mirando a prevenire conflitti e garantire un contesto vivibile per tutti i residenti.

Responsabilità pratiche di chi convive con più cani e casi particolari

Oltre ai limiti numerici, la gestione quotidiana di più cani richiede il rispetto rigoroso di alcune regole fondamentali. Ogni proprietario deve assicurare a ogni animale spazio sufficiente, alimentazione adeguata e assistenza veterinaria costante. Inoltre, è indispensabile mantenere un livello di ordine e pulizia tale da non arrecare fastidi ai vicini, una responsabilità che spesso si traduce in controlli e sanzioni quando ignorata. La registrazione all’anagrafe canina, sebbene spesso sottovalutata, rappresenta un obbligo essenziale che garantisce la tracciabilità e la tutela sanitaria.

Nei condomini, il rispetto dei regolamenti specifici è altrettanto importante. Le regole possono prevedere limitazioni più restrittive o normative particolari per l’accesso agli spazi comuni, allo scopo di minimizzare rischi e disagi legati alla presenza degli animali.

Esistono inoltre situazioni particolari, come gli allevamenti autorizzati, i centri di soccorso o la detenzione di cani da lavoro, dove il numero di animali può superare i limiti standard, ma solo a condizione che vengano applicate norme severe in materia di igiene, sicurezza e benessere. In regioni come l’Emilia-Romagna, ad esempio, si consente la presenza di un massimo di 15 cani da lavoro o da caccia, qualora le condizioni strutturali giustifichino tale deroga.

In definitiva, la legge italiana non impone un limite universale ma richiede a chi convive con più cani di conoscere e rispettare attentamente la normativa locale, evitando situazioni che possano compromettere la qualità della vita personale, quella dei vicini e il benessere degli animali stessi. Il motivo per cui questa tematica acquista rilevanza quotidiana è la necessità di trovare un equilibrio duraturo tra diritto e convivenza, per tutelare tutti gli interessi coinvolti.

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