Una recente decisione ha riportato sotto i riflettori le modalità di accoglienza negli alloggi destinati ai soggiorni brevi. Il Consiglio di Stato ha stabilito che l’identificazione degli ospiti deve avvenire esclusivamente con un incontro diretto, cancellando di fatto la possibilità di effettuare il self check-in senza la presenza fisica del proprietario o gestore. Questo stop segna un cambiamento significativo rispetto alla diffusione di sistemi digitali utilizzati negli ultimi anni per facilitare l’accesso autonomo in B&B e appartamenti turistici, sulla base di un’interpretazione più severa delle norme di sicurezza e controllo.
L’obbligo di un controllo “de visu” si spiega con la necessità di garantire maggiore tutela sia alle strutture ricettive sia alle forze dell’ordine che raccolgono e gestiscono i dati. Chi vive nelle grandi città ha ormai familiarità con le tecnologie smart e i check-in digitali, ma questa disposizione rappresenta un ritorno a pratiche più tradizionali, in attesa di interventi legislativi che possano fare chiarezza sull’uso di soluzioni innovative. Il provvedimento segue una circolare ministeriale e annulla una precedente autorizzazione del TAR Lazio che aveva approvato il check-in digitale nei mesi scorsi.
Cos’è il self check-in e perché è stato limitato
Il self check-in è diventato popolare per la sua comodità: gli ospiti entravano negli alloggi utilizzando lock box con codici o serrature elettroniche gestite via app, senza bisogno di incontrare fisicamente il gestore. In particolare, questa modalità è apprezzata in ambienti turistici dove gli arrivi avvengono in orari non sempre prevedibili. Il sistema funzionava tramite codici temporanei che sbloccavano le cassette per le chiavi o porte elettroniche, garantendo autonomia agli ospiti e flessibilità ai proprietari.

Con la sentenza del Consiglio di Stato questa pratica è stata bloccata. Ora, il gestore deve verificare direttamente l’identità di ogni ospite, mostrando un documento valido come carta d’identità, passaporto o patente, senza eccezioni, nemmeno per i minori. Dietro questo cambio c’è la preoccupazione delle autorità di pubblica sicurezza di evitare lacune nei controlli e assicurare la corresponsabilità nella raccolta dei dati. Il self check-in senza interazione fisica è considerato un rischio e viene pertanto vietato.
Cosa cambia per chi affitta: obblighi e procedure da rispettare
I proprietari e gestori di affitti brevi devono adeguarsi a un protocollo più rigoroso che include non solo l’accoglienza ma anche il controllo documentale. Il gestore è obbligato a incontrare personalmente l’ospite, controllarne l’identità mostrandogli il documento e raccogliere i dati necessari per le comunicazioni ufficiali. Le informazioni devono essere inviate entro 24 ore alla Questura tramite il portale predisposto dal Ministero dell’Interno, o immediatamente per soggiorni di una notte. Questi adempimenti sono fondamentali per garantire legalità e sicurezza all’interno del settore.
In alcune regioni è previsto anche il mantenimento di un registro degli ospiti per motivazioni amministrative e contabili. Inoltre, se richiesto dal Comune, l’ospite deve pagare la tassa di soggiorno e ricevere la relativa ricevuta prima di ritirare le chiavi o dispositivi d’ingresso, che dovranno essere riconsegnati al termine del soggiorno. Si ritorna quindi a un modello più tradizionale, con vietati sistemi elettronici che consentano l’accesso senza un controllo diretto da parte del gestore.
Questa novità interessa un settore in crescita nelle città italiane, che ora deve adattarsi a una normativa più stringente. Un dettaglio non sempre considerato riguarda l’impatto su strutture più piccole, dove la gestione diretta aumenta i costi, ma al contempo rafforza il rapporto di fiducia tra ospite e gestore. Chi opera nel campo negli spazi urbani sa che questa decisione segna un ritorno a pratiche consolidate nel passato, con un peso maggiore dato alla sicurezza e alla legalità.
