Lavare i maglioni in lavatrice senza rovinarli? Il metodo che finalmente evita infeltrimenti!

Lavare i maglioni in lavatrice senza rovinarli? Il metodo che finalmente evita infeltrimenti!

Franco Vallesi

Novembre 25, 2025

Hai appena chiuso lo sportello della lavatrice con quella sensazione di tensione familiare: dentro c’è il tuo maglione preferito, quello che indossi ogni inverno e che ti è costato. Per molti il gesto di premere start è accompagnato dalla preoccupazione che il capo esca più piccolo, infeltrito o deformato. Quel timore non è campato in aria: vedere una lana rovinata è una esperienza comune in molte case in Italia e in Europa. Eppure non sempre il danno è inevitabile. Esiste un metodo pratico, basato su regole semplici e ripetibili, che permette di usare la lavatrice senza compromettere forma, morbidezza e colore dei capi di lana. Qui non ci sono scorciatoie: solo passaggi concreti e verificabili, utili per chi vive in città e per chi ha poco tempo ma vuole proteggere il guardaroba.

Perché la lana infeltrisce: cosa succede alle fibre

La lana è un materiale naturale e complesso: ogni fibra ha piccole squame microscopiche sulla superficie. Quando tutto è in equilibrio, quelle squame restano allineate e il tessuto mantiene elasticità e morbidezza. Il problema nasce quando si combinano tre fattori: calore, sfregamento meccanico e sbalzi di temperatura. È la convivenza di questi elementi, spesso insieme all’umidità, a far alzare le squame e a provocare l’infeltrimento.

Lavare i maglioni in lavatrice senza rovinarli? Il metodo che finalmente evita infeltrimenti!
Un dettaglio del pannello di controllo di una lavatrice, con le opzioni di lavaggio, tra cui quella per la lana a 20°. – dialmabrown.it

Un altro elemento che accelera il danno è l’uso di detergenti non adatti o in quantità eccessive. I detersivi per capi comuni contengono agenti chimici che stressano le fibre; troppa schiuma rende lo sciacquo difficile e lascia residui che appesantiscono il tessuto. Anche la centrifuga elevata, quando le fibre sono bagnate, aumenta lo stress meccanico. Un dettaglio che molti sottovalutano è la costanza della temperatura: cambi rapidi tra acqua calda e fredda sono più pericolosi di una temperatura moderata mantenuta costante.

Non serve immaginare scenari estremi: un capo lavato a 30°C con centrifuga alta può rovinarsi più di uno lavato a freddo in ciclo delicato e centrifuga minima. Per questo motivo conoscere il funzionamento delle fibre è il primo passo per scegliere il giusto trattamento. Lo raccontano tecnici del settore e lo notano chi si occupa di sartoria: il movimento e l’attrito contano più dei gradi indicati sulla scala.

Leggere l’etichetta e decidere cosa mettere in lavatrice

L’etichetta del produttore è la mappa più utile che hai: non è burocrazia ma istruzione pratica. I simboli più diffusi sono chiari: una vaschetta indica lavaggio generale, una vaschetta con una mano dentro segnala lavaggio a mano, la X sulla vaschetta vieta il lavaggio. Se sull’etichetta compare la dicitura “lana” o “wool”, spesso il produttore ha testato il capo in un ciclo specifico per lana; il programma wool della lavatrice è quello consigliato.

Tuttavia ci sono eccezioni. Capispalla molto costosi, cachemire sottilissimo e alcuni filati merino molto fini meritano ancora il lavaggio manuale: la loro struttura è fragile e qualsiasi ciclo meccanico può peggiorare danni preesistenti. Lo stesso vale per capi con decorazioni, ricami, applicazioni in pelle o bottoni particolari: il rischio di impiglio è reale. Un fenomeno che in molti notano solo d’inverno è la tendenza a mettere insieme troppi capi pesanti per risparmiare tempo; questo aumenta lo sfregamento tra tessuti e favorisce l’infeltrimento.

Per decidere velocemente puoi usare una mini checklist mentale: etichetta chiara? capo non preziosissimo? assenza di lavorazioni particolari? Se almeno due risposte sono positive, il capo può entrare in lavatrice con le precauzioni giuste. Se invece l’etichetta è ambigua o il capo è già parzialmente infeltrito, opta per il lavaggio a mano. Questo approccio evita molti errori e ti fa risparmiare tempo nel lungo periodo, perché agire con prudenza significa conservare meglio il guardaroba.

Il metodo pratico: impostazioni, protezioni e asciugatura

Il cuore della procedura è una combinazione di impostazioni tecniche e accorgimenti pratici. Primo punto: seleziona sempre il programma “lana” o “wool” della macchina, oppure il ciclo delicati o “lavaggio a mano”. Questi cicli riducono l’agitazione meccanica rispetto ai programmi standard. Se la lavatrice non ha il programma specifico, usa il ciclo più delicato disponibile.

Secondo punto: proteggi fisicamente il capo. Inseriscilo dentro un sacchetto per bucato in rete o dentro una federa di cotone chiusa. Questa barriera riduce l’attrito con il cestello e con gli altri indumenti. Molti professionisti della lavanderia considerano questo passaggio cruciale: è la differenza tra un lavaggio accettabile e uno che preserva davvero il capo.

Terzo punto: gestisci la centrifuga e la temperatura. Disattiva la centrifuga se possibile o impostala al minimo (intorno a 400–600 giri). Usa acqua fredda o al massimo tiepida (15–25°C); solo in caso di sporco ostinato si può arrivare a 30°C, mai oltre. Per il detersivo scegli un prodotto specifico per lana o un detergente molto delicato, senza candeggina. Usa quantità ridotte: poca schiuma è sufficiente. Un altro accorgimento utile è aggiungere un tappo di aceto bianco nel risciacquo per ammorbidire e neutralizzare odori; è un trucco utilizzato anche in lavanderie professionali.

Prima del lavaggio gira il capo al rovescio, chiudi zip e bottoni e non sovraccaricare il cestello: pochi capi alla volta lasciano spazio ai movimenti delicati. Dopo il ciclo estrai il maglione entro poco tempo, non strizzarlo ma modellalo mentre è umido per ridare forma. Per asciugare distendi in piano su un asciugamano pulito e lontano da fonti di calore diretto: mai appendere bagnato, la gravità deforma la struttura. Per piccoli accessori (guanti, cappelli, sciarpe) vale la stessa regola: piano, mai sospesi.

Tra gli errori ricorrenti ci sono l’uso del ciclo rapido, acqua troppo calda e mescolare la lana con tessuti ruvidi come jeans o asciugamani. Se un maglione si è leggermente ristretto, mentre è ancora umido provalo a immergerlo in acqua tiepida con un po’ di balsamo per capelli per rilassare le fibre, poi distendilo e modellalo. Infine, se vuoi provare il metodo senza rischi, scegli un capo che usi poco come test: vedi il risultato e poi applica la routine agli altri capi. Molti in Italia hanno già adottato questa pratica e osservano una conservazione più lunga del guardaroba.