Difese immunitarie in calo? Ecco gli alimenti da portare subito in tavola secondo gli esperti

Difese immunitarie in calo? Ecco gli alimenti da portare subito in tavola secondo gli esperti

Franco Vallesi

Novembre 25, 2025

In molti ambulatori e negli scaffali dei supermercati la scena è la stessa: pacchi di agrumi esposti accanto a scaffali di integratori e scaffalature piene di alimenti pronti. È una fotografia familiare nelle stagioni in cui i virus respiratori circolano più facilmente e la routine quotidiana cambia. In questi mesi, il corpo chiede più attenzione: meno esposizione al sole, più tempo trascorso in luoghi chiusi e abitudini alimentari che spesso privilegiano il comfort calorico rispetto al valore nutrizionale. Secondo quanto riportato da La Repubblica, l’ondata d’influenza ha già colpito molte persone, un promemoria che vale per chi vive in città così come per chi abita nelle aree rurali. Un dettaglio che molti sottovalutano è che la qualità della dieta influisce direttamente sulla capacità dell’organismo di reagire agli agenti esterni: non basta mangiare di più, serve scegliere meglio. In questo testo vedremo cosa inserire con continuità nel carrello e perché certi alimenti fanno la differenza per le difese immunitarie.

Perché il sistema immunitario si indebolisce e cosa conta davvero

Il calo delle temperature è solo una delle cause: quello che conta è il mix di fattori che si sommano e mettono alla prova il sistema di difesa. Quando si sta più tempo al chiuso, la circolazione dei virus respiratori aumenta; allo stesso tempo, la ridotta esposizione alla luce solare porta a una diminuzione dei livelli di vitamina D, un elemento che diversi studi collegano alla modulazione della risposta immunitaria. La vitamina D partecipa all’attivazione di cellule come i linfociti T e contribuisce alla difesa contro infezioni respiratorie, un meccanismo che chi vive nel Nord Europa o in città affollate nota facilmente.

Difese immunitarie in calo? Ecco gli alimenti da portare subito in tavola secondo gli esperti
Agrumi freschi, tra cui arance e pompelmi, sono ottimi per rafforzare le difese immunitarie. – dialmabrown.it

Un altro elemento spesso trascurato è la qualità del sonno e l’attività fisica: uno stile di vita sedentario o notti frammentate riducono la resilienza immunitaria. Nel corso dell’anno molte persone cambiano anche le abitudini alimentari, preferendo piatti pronti più calorici e meno nutrienti; così si perde l’apporto regolare di vitamine e minerali essenziali. Un dettaglio che molti sottovalutano è l’effetto cumulativo: carenze lievi ma prolungate in vitamina C, vitamina E o zinco possono non dare sintomi netti subito, ma indeboliscono la capacità di risposta alle infezioni.

Per questo motivo, oltre a misure comportamentali, conviene ripensare la spesa: non è una soluzione istantanea, ma un investimento nella robustezza dell’organismo. Intanto, chi osserva le dinamiche sanitarie locali nota già la maggiore attenzione dei medici verso la prevenzione nutrizionale.

I cibi da preferire e come agiscono le sostanze nutrienti

Non esiste un singolo alimento miracoloso, ma un gruppo di prodotti che, se consumati con regolarità, offrono sostegno concreto. Gli agrume (arance, mandarini, pompelmi) e il kiwi sono fonti stabili di vitamina C, utile per l’attività dei globuli bianchi e per proteggere i tessuti dallo stress ossidativo. Le verdure a foglia, come spinaci e cavolo riccio, insieme a cavolfiori e broccoli, portano antiossidanti e composti che migliorano la funzione delle cellule immunitarie. Un fenomeno che in molti notano solo d’inverno è la maggiore richiesta di questi prodotti nei mercati rionali.

I vegetali arancioni e gialli (zucca, carote) contengono carotenoidi, precursori della vitamina A, che favoriscono la maturazione delle cellule immunitarie. Il pesce azzurro come sardine e salmone apporta omega-3, utili a modulare l’infiammazione. Le uova forniscono una quota di vitamina D, mentre frutta secca come noci, mandorle e nocciole e i semi di zucca sono ricchi di vitamina E, zinco e acidi grassi essenziali che proteggono le membrane cellulari.

Anche gli alimenti fermentati — yogurt, kefir, alcuni formaggi e verdure fermentate — apportano probiotici che sostengono un microbiota intestinale equilibrato: un ecosistema intestinale sano si traduce in una capacità difensiva migliore. Un dettaglio che sfugge a chi vive in città è che i prodotti freschi e fermentati sono ormai reperibili non solo nelle botteghe specializzate ma anche nei supermercati di quartiere, rendendo più semplice integrare queste scelte nella vita quotidiana.

Come trasformare le buone scelte in abitudini quotidiane

Scegliere gli alimenti giusti non basta: occorre inserirli in un piano alimentare ripetibile. Un approccio pratico è costruire i pasti partendo da una porzione di verdura o frutta fresca, aggiungere una fonte proteica e completare con grassi salutari. Per esempio, una colazione che include yogurt con frutta secca e un kiwi fornisce probiotici, vitamine e grassi essenziali. Un pranzo con insalata di spinaci, una porzione di salmone e semi di zucca combina vitamina C, omega-3 e zinco.

Ridurre alimenti ultraprocessati e zuccheri aggiunti aiuta: i pasti ad alto contenuto calorico ma poveri di micronutrienti indeboliscono la risposta immunitaria. Allo stesso tempo, mantenere un buon ritmo di sonno, attività fisica moderata e igiene delle mani rimane fondamentale. Un aspetto che sfugge a molti è che piccoli cambiamenti ripetuti hanno più effetto di interventi drastici e sporadici: una manciata di noci ogni giorno o un paio di porzioni di verdura fresca quotidiane costruiscono un beneficio reale nel tempo.

Infine, attenzione alle informazioni non verificate: chi si informa sui social o in chat di gruppo rischia di incappare in consigli non supportati. Per scelte mirate e sicure, è utile affidarsi a indicazioni di professionisti della nutrizione o a linee guida ufficiali. Molti italiani stanno già riscoprendo il mercato locale come fonte primaria di alimenti freschi: è un’immagine che, tra acquisti consapevoli e tavole più nutrienti, ha conseguenze pratiche sul benessere collettivo.