Dallo street style Y2K alle passerelle couture, i pantaloni a vita bassa e cargo mimetici sono i protagonisti della nuova stagione, tra richiami nostalgici e tagli aggiornati.
La tendenza anni 2000 non mostra segni di rallentamento e per la stagione autunno-inverno 2025-26 i riflettori tornano su un capo cult: i pantaloni Y2K, riletti oggi in chiave più sobria ma con lo stesso spirito disinvolto che ne aveva decretato il successo.
A guidare il revival sono maison come Dior, Balmain, Chanel, Versace e Dolce & Gabbana, che li riportano in passerella con tagli moderni, tessuti raffinati e styling misurato, mantenendo però i codici estetici di inizio millennio. Il risultato è un equilibrio tra sensualità e rigore, tra l’energia delle sottoculture pop e un’eleganza costruita con nuovi dettagli.
Lo stile Y2K, nato tra la fine degli anni ‘90 e i primi Duemila, era figlio della cultura pop, dell’hip-hop, del punk da copertina. Oggi ritorna non come copia, ma come interpretazione contemporanea, ripulita e adattata ai codici attuali. E se nelle stagioni passate il revival aveva coinvolto soprattutto le gonne cargo, asimmetriche o balloon, adesso sono i pantaloni ad attirare l’attenzione. Dal modello skinny-flared al denim a vita bassa, fino ai cargo mimetici, l’archivio Duemila si riapre e ispira una nuova generazione.
Vita bassa sì, ma con classe
Il ritorno dei pantaloni a vita bassa si inserisce in un più ampio recupero dei codici della moda anni 2000. Se vent’anni fa erano sinonimo di provocazione e ribellione pop – basti pensare a Paris Hilton o a Christina Aguilera – oggi la tendenza assume toni più maturi e misurati. La vita scende, ma i tagli si fanno più sartoriali, il denim si affina e le silhouette cercano un equilibrio tra aderenza e morbidezza.

Chanel, Miu Miu e Dolce & Gabbana li hanno già inseriti nelle rispettive collezioni, alternando versioni formali con pantaloni gessati abbinati a camicie trasparenti, a modelli più rilassati in jeans délavé o velluto a coste. La novità del 2025 è la declinazione ibrida: un mix tra il tailoring e la sensualità urbana. Si indossano con giacche destrutturate, top in seta, oppure con dolcevita leggeri e cappotti lunghi, mantenendo sempre quell’effetto “nonchalant” che li contraddistingue.
La lingerie a vista, tanto presente sulle passerelle, rievoca un dettaglio simbolico degli anni Duemila ma oggi si accompagna a tessuti di qualità, linee pulite e palette neutre. Il risultato è un’eleganza rilassata che gioca col corpo senza ostentazione. Le celebrities di oggi, da Karlie Kloss a Zendaya, li scelgono per look da red carpet o eventi streetstyle, confermando la versatilità di un capo tornato a raccontare una femminilità disinvolta, più consapevole e meno stereotipata.
Il ritorno dei camouflage e l’evoluzione dello streetwear
Altro protagonista del guardaroba anni 2000 è il pantalone mimetico, in particolare nella versione cargo camouflage, simbolo dell’estetica street dell’epoca. Negli anni Duemila lo si vedeva ovunque: nei video rap, nei magazine pop, nelle collezioni prêt-à-porter. Vita bassa, tasche oversize, mix cromatico tra verde militare, beige e nero: era il capo dell’adolescenza ribelle. Oggi riappare, ma con nuove regole.
Le sfilate autunno-inverno 2025-26 lo propongono con tagli asciutti, colori smorzati, proporzioni ribilanciate. I nuovi pantaloni mimetici perdono l’eccesso e guadagnano raffinatezza. Si portano con mocassini in camoscio, maglie a collo alto, giacche biker o cappotti over. Le tasche restano, ma si integrano meglio nel design. Il focus si sposta sull’armonia visiva del pattern, che dialoga con tessuti compatti e linee pulite.
Nel quotidiano, questo tipo di pantalone ha trovato nuova vita anche nel workwear femminile, diventando parte di look da ufficio informali, grazie a styling ben bilanciati. Il contrasto tra il carattere militare del camouflage e la morbidezza di un pull color panna o di una borsa in pelle liscia costruisce un’immagine contemporanea e complessa, che non rinuncia alla forza visiva ma la dosa con eleganza. Si conferma così il principio chiave del nuovo Y2K: attingere al passato senza rimanerne prigionieri, adattando l’iconico all’attuale.
