La Piadina Romagnola resta libera: il Consorzio vince lo scontro sul nome in Francia, ecco perché

La Piadina Romagnola resta libera: il Consorzio vince lo scontro sul nome in Francia, ecco perché

Matteo Casini

Novembre 24, 2025

Una parola su un modulo ha innescato una battaglia che ha coinvolto tribunali, ricerche di mercato e la reputazione del Made in Italy: la richiesta di registrare Piadina come marchio esclusivo in Francia è stata respinta. A Parigi l’istituto che tutela la proprietà industriale ha stabilito che il termine non può essere monopolizzato perché è usato dai consumatori come descrizione generica del prodotto. La decisione tutela il Consorzio di tutela della Piadina Romagnola Igp e, più in generale, chi produce secondo metodi tradizionali riconoscibili.

La controversia è nata dopo che una società con sede in Svizzera, ma registrata in Francia, ha chiesto l’esclusiva sul nome scrivendolo con la P maiuscola, puntando a trasformarlo in un brand commerciale. Se l’istanza fosse passata, molti produttori avrebbero rischiato di non poter usare un termine che per il consumatore francese definisce un prodotto alimentare tradizionale. Il Consorzio si è opposto sostenendo che parole come piadina, analoghe per funzione a termini come pizza o pasta, non possono essere privatizzate; per questo ha prodotto documenti e studi.

Per provare la diffusione della parola, il Consorzio ha presentato una ricerca di mercato che mostrava come in Francia il termine identifichi comunemente il prodotto romagnolo; ha poi portato in giudizio documentazione che ne attestava lo status a livello europeo. L’Istituto nazionale della proprietà industriale di Parigi, con la sentenza del 18 novembre 2025, ha dato peso a questi elementi: quando un nome è percepito dai consumatori come descrizione generica, non è registrabile come marchio esclusivo. Un dettaglio che molti sottovalutano è come la percezione dei consumatori sia diventata prova giuridica decisiva.

La Piadina Romagnola resta libera: il Consorzio vince lo scontro sul nome in Francia, ecco perché
Piacere della tavola: piadine con uva ed un bicchiere di rosso, simbolo del Made in Italy e della battaglia vinta in Francia. – dialmabrown.it

Conseguenze e strategia di difesa internazionale

La sentenza non è solo simbolica: blocca tentativi che avrebbero potuto avere impatti economici concreti sui produttori autentici. Difendere la denominazione significa evitare che aziende terze sfruttino la notorietà costruita da migliaia di piccoli produttori, mettendo sul mercato prodotti non autentici ma venduti con un nome che evoca qualità e tradizione. Secondo stime di settore, il mercato internazionale delle specialità da forno cresce costantemente, per questo termini come piadina hanno un forte valore commerciale.

Dietro ogni tentativo di registrare nomi legati al cibo italiano c’è un giro d’affari importante: in molti Paesi extra UE le imitazioni possono generare più fatturato degli originali. L’Istituto francese ha notato che l’uso esclusivo sarebbe stato capace di ingannare il consumatore, attribuendo al marchio una autenticità non reale. Per questo la tutela dell’Igp è rilevante: tutela una tradizione produttiva collegata a un territorio, alla sua storia e alle materie prime.

Il caso della piadina è anche una tappa della strategia del Consorzio, attivo in Brasile, Canada, Regno Unito e Giappone contro tentativi simili. Le indicazioni geografiche richiedono risorse e presidio legale continuo; sono lo strumento per difendere territori e prodotti in un mercato dove il Made in Italy è spesso sfruttato. Un aspetto che sfugge a chi vive in città è quanto lavoro legale e comunicativo ci sia dietro un semplice nome sul banco di un negozio.

Ogni sentenza favorevole, come questa, rafforza la percezione internazionale dell’eccellenza agroalimentare italiana e aiuta a proteggere il mercato dei produttori veri: non è solo una vittoria nei documenti, ma una tutela concreta dell’identità gastronomica che molti consumatori riconoscono quando scelgono un prodotto.