Ceramiche inglesi, forme strane, decori zodiacali: ecco i piatti usati più belli e collezionabili del momento
Nel mondo dei mercatini dell’usato e dei negozi vintage online si nascondono piatti antichi, rari o semplicemente stravaganti, capaci di trasformarsi in piccoli tesori. Basta un po’ d’occhio, pazienza e il coraggio di curiosare tra pile apparentemente disordinate per scovare oggetti che raccontano storie.
Non servono budget folli o competenze da antiquari: chi sa riconoscere un bordo dorato inciso a mano, una firma dimenticata o una forma non convenzionale, può tornare a casa con pezzi da collezione. E oggi, in un’epoca dove anche la tavola cerca autenticità, i piatti diventano opere d’arte quotidiana, capaci di sorprendere ospiti e arricchire qualsiasi angolo di casa.
Dalle ceramiche inglesi alle maioliche in rilievo: i pezzi che non passano inosservati
La casa inglese Wedgwood, famosa per il suo inconfondibile blu lavanda in rilievo, continua a essere un punto di riferimento per i collezionisti. Fondata nel XVIII secolo, è diventata celebre anche per altre varianti cromatiche meno note ma molto più rare. I piatti autentici presentano il timbro sul retro, e in buone condizioni possono valere molto, soprattutto se si tratta di modelli fuori produzione. Diversi interior designer amano mescolare pezzi Wedgwood con ceramiche moderne per creare tavole eclettiche e pareti decorative che raccontano una storia.
Un altro esempio di estetica forte e riconoscibile è rappresentato dai piatti a forma di cavolo. Questo stile realistico, nato soprattutto in Portogallo grazie a Rafael Bordallo Pinheiro, è oggi tornato in auge tra richiami cottagecore e Palm Beach. Alcuni li usano per servire, altri per decorare credenze o pareti. Il valore dipende da autore e condizioni, ma anche le repliche inglesi o americane hanno guadagnato un posto nelle collezioni contemporanee.

Ci sono poi i piatti zodiacali, piccole chicche kitsch molto ricercate dagli appassionati. Nati negli anni ’60 e ’70, si trovano in ceramica, vetro o addirittura ottone fuso. Il loro valore cresce se si trova il set completo, ma anche uno solo può diventare protagonista su uno scaffale. Non mancano i modelli americani Lenox degli anni ’50 e ’60, con bordi dorati e linee minimal: alcuni pezzi, come il piatto “Holiday”, sono già considerati vintage di culto.
Tra i più suggestivi, infine, ci sono i piatti da ostriche. Con le loro forme smerlate e i colori madreperlati, sono oggetti di conversazione ideali. Molti provengono da Limoges o Minton, ma anche quelli senza marchio – se ben conservati – hanno fascino da vendere. Stessa cosa per le maioliche in rilievo, colorate e lucide come caramelle, perfette da esporre sotto vetro o tra le stoviglie quotidiane.
Riconoscere il valore dietro un oggetto dimenticato (e usarlo anche in modi inattesi)
Chi frequenta mercatini e negozi dell’usato sa che l’intuito va allenato. A volte il piatto più interessante non è quello perfetto, ma quello che trasmette qualcosa: una sbavatura di smalto, una firma nascosta, un decoro imperfetto che racconta una mano umana dietro la produzione. È lì che si trova il vero valore dell’oggetto usato: nella sua storia, nella sua unicità.
Gli esperti di interior design non usano questi piatti solo per apparecchiare: li incorniciano, li appendono, li usano come sculture da credenza, o li mischiano tra loro creando un effetto teatrale ma autentico. Un set di piatti zodiacali può diventare una galleria a parete, tre piatti da ostriche messi in fila un’opera luminosa. Il punto non è che siano perfetti, ma che portino carattere.
Per chi cerca investimenti più ragionati, conviene informarsi sui marchi: Wedgwood, Minton, Lenox, Copeland, Bordallo, Sarreguemines. Ma anche i pezzi senza nome, se esteticamente potenti, possono valere molto sul mercato del design contemporaneo. Il segreto sta nel saper guardare oltre la polvere, oltre le etichette sbiadite.
Oggi, i piatti usati non sono più “da seconda mano”. Sono pezzi che parlano, oggetti da amare e usare. Chi riesce a riconoscere una decorazione rara, un’incisione fatta a mano, o semplicemente un’idea originale, può portarsi a casa qualcosa che nessun grande magazzino vende. E che vale più di quanto sembri.
Quando un piatto racconta una storia più forte di qualsiasi oggetto nuovo
Un piatto non è solo un oggetto funzionale. Può essere un ricordo dimenticato, un’eredità di stile, un frammento di cultura popolare. Quando si sceglie un pezzo vintage, lo si fa anche per il suo carattere, per la capacità di inserirsi in una tavola o in un ambiente con una voce propria. Non è perfetto, non è prodotto in serie, ma proprio per questo ha un’anima. In un’epoca dove tutto è progettato per sembrare uguale, un piatto trovato per caso in un mercatino può diventare il centro di una stanza.
Molti designer oggi lo sanno bene. Non a caso inseriscono nelle loro composizioni pezzi con bordi sbeccati ma disegni irripetibili, oppure piatti dai colori saturi che sfidano ogni regola di abbinamento. Anche solo uno, messo su uno scaffale bianco, può cambiare la percezione di un’intera cucina.
La prossima volta che capiti in un mercatino o in un negozio dell’usato, dai un’occhiata più lenta al reparto stoviglie. Non cercare il set perfetto, cerca quello che ti parla. Un piatto può diventare un gesto, una storia. E a volte, tra centinaia di oggetti dimenticati, puoi trovare proprio il tuo.
