Un viaggio nel ventre di Roma tra acquedotti ancora attivi, rovine antiche e la meraviglia silenziosa della cisterna nascosta
Chi conosce solo la superficie di Roma non ha ancora scoperto il suo vero volto. Sotto i sanpietrini consumati dal tempo, oltre le facciate barocche e le piazze affollate di turisti, si apre un mondo invisibile, eppure più vivo che mai. È qui che l’acqua, da sempre linfa vitale della capitale, continua a scorrere nascosta, seguendo percorsi tracciati secoli fa. È proprio l’acqua la protagonista di un’esperienza unica: una visita guidata nei sotterranei della Fontana di Trevi, una discesa nella parte più intima e sorprendente della città.
L’iniziativa, proposta l’11 ottobre 2025 e accolta con grande interesse dal pubblico romano e dai visitatori, ha condotto gli esploratori urbani attraverso un itinerario che unisce storia, ingegneria e stupore. Si parte dalla celebre Fontana, nota in tutto il mondo per la sua scenografia spettacolare, ma spesso osservata solo nella sua dimensione artistica. In realtà, ciò che la alimenta e la mantiene viva è un’opera millenaria, ancora funzionante: l’Acquedotto Vergine, costruito nel 19 a.C. sotto l’imperatore Augusto, e capace ancora oggi di portare acqua limpida in pieno centro.
Il percorso, però, non si ferma alla superficie. Superato il fragore dell’acqua che cade nella vasca della fontana, i visitatori scendono letteralmente sotto il livello stradale, in uno spazio sospeso tra luce e silenzio. Qui comincia il vero viaggio.
L’antico acquedotto ancora in funzione e la cisterna che pulsa sotto Trevi
Scendere nei sotterranei di Trevi è come entrare in una dimensione parallela. I rumori della città svaniscono, lasciando spazio al gocciolio costante dell’acqua e a un silenzio denso, quasi sacro. I visitatori si ritrovano in un piccolo quartiere romano interrato, conservato in modo sorprendente, dove ancora oggi è visibile il tracciato dell’acquedotto che alimenta la fontana.
L’Acquedotto Vergine è uno dei pochi a non essere stato interrotto nei secoli. Ancora attivo, porta acqua potabile attraverso un sistema che corre per oltre venti chilometri, con una pendenza minima e una precisione ingegneristica che lascia senza parole. La cisterna azzurra che si incontra nel cuore del percorso è alimentata proprio da questa rete. L’acqua qui non è ferma: scorre, brilla, zampilla, come se volesse raccontare la sua storia con il solo movimento.

Le pareti conservano i segni del tempo. Si vedono gli antichi materiali da costruzione, i resti di un ambiente termale, porzioni di muratura romana, frammenti di quotidianità incastonati nel buio. Tutto appare integro, intoccato. Ciò che impressiona è la presenza viva dell’acqua, che collega passato e presente in modo diretto, senza interruzioni. Mentre in superficie i getti della fontana incantano i turisti, qui sotto si scopre la vera origine di quella bellezza: un’acqua che non ha mai smesso di scorrere.
Il valore archeologico del sito è altissimo, ma la sua forza più grande è l’impatto emotivo. Camminare in questi spazi ristretti, illuminati da luci soffuse, con l’acqua che accompagna ogni passo, significa entrare nel cuore pulsante della città. È una Roma che non grida, che non si mostra, ma che si lascia scoprire da chi ha voglia di andare oltre.
Roma nascosta, tra ingegneria antica e memoria viva
Questa visita guidata rappresenta un’occasione preziosa per riflettere sul rapporto tra Roma e l’acqua. Dall’antichità, la Capitale ha saputo sfruttare, controllare e valorizzare le proprie risorse idriche. Gli antichi romani non solo costruirono acquedotti lunghissimi e perfettamente calcolati, ma li integrarono nella vita urbana. Le fontane, le terme, le cisterne: tutto ruotava attorno all’acqua, simbolo di civiltà e potere.
Nel tempo, molti di questi sistemi si sono persi, ma alcune strutture hanno resistito. L’area sotterranea di Trevi è uno di quei luoghi dove la continuità storica è tangibile. L’acqua che scorre oggi è la stessa che fluiva duemila anni fa. Non è un’immagine poetica, è un dato reale. E forse è proprio questa la forza di Roma: saper conservare nel profondo ciò che conta, anche quando tutto cambia in superficie.
Durante la visita, le guide raccontano non solo la storia dell’acquedotto, ma anche le vicende del quartiere interrato, delle sue trasformazioni e della scoperta del sito. Si apprende che la cisterna fu ritrovata quasi per caso durante alcuni scavi, e che da allora è diventata un punto di riferimento per gli studi sull’idraulica romana. La sua conservazione è stata possibile anche grazie alla posizione protetta, che l’ha preservata da crolli, umidità e degrado.
Uscendo dal percorso sotterraneo, si torna alla luce con una nuova consapevolezza. Quella che Roma è fatta di strati, e che solo guardando al di sotto si può capirne davvero la grandezza. Il suono dell’acqua in superficie, alla Fontana di Trevi, non sarà più lo stesso: sarà eco di qualcosa di più profondo, di un legame millenario tra l’uomo, la città e la natura.
