Un software gratuito rivela se conviene davvero sostituire la caldaia con una pompa di calore elettrica
È cominciata ufficialmente la stagione del riscaldamento, e con essa tornano le preoccupazioni legate ai costi in bolletta. Mentre le temperature iniziano a scendere e i termosifoni si riaccendono gradualmente in tutta Italia, Enea ha pubblicato un vademecum pratico con una novità importante: un applicativo gratuito online per verificare in pochi passaggi se è vantaggioso passare dalla vecchia caldaia a una pompa di calore elettrica.
Il nuovo strumento consente non solo di stimare il risparmio potenziale, ma anche di capire se l’impianto esistente può essere mantenuto senza intervenire su radiatori e tubature. In un momento di alta inflazione e con il prezzo dell’energia ancora incerto, la possibilità di abbattere i costi del riscaldamento diventa una priorità per milioni di famiglie. Intanto, cambiano anche le date di accensione dei sistemi termici: alcune città hanno già attivato i termosifoni, altre posticipano. E nella confusione generale, c’è anche chi rischia multe salate se non effettua la manutenzione obbligatoria.
Pompe di calore, caldaie obsolete e il nodo dei costi: come funziona il calcolatore Enea
Il consiglio principale dell’Enea, nel vademecum appena diffuso, è valutare seriamente la sostituzione dell’impianto a combustibile con una pompa di calore elettrica. A questo scopo è stato sviluppato un applicativo web, accessibile a tutti, che consente di ottenere in pochi minuti una valutazione personalizzata sulla fattibilità dell’intervento. Secondo Nicolandrea Calabrese, responsabile del Laboratorio Enea per l’Efficienza energetica negli edifici, il tool restituisce una stima attendibile dei risparmi annui.

A Padova, ad esempio, la sostituzione di una caldaia a metano può portare a 150 euro di risparmio annuo, mentre a Catania, dove l’energia è spesso più costosa e si usano caldaie a GPL, si arriva a 433 euro l’anno. Il vantaggio delle pompe di calore è che non servono soltanto a riscaldare durante l’inverno, ma funzionano anche per raffrescare in estate e produrre acqua calda sanitaria in modo efficiente. Questi dispositivi, infatti, restituiscono più energia termica di quella elettrica assorbita, con un’efficienza che può superare il 400% in condizioni ottimali.
Ma il punto critico è un altro: accoppiare sistemi diversi, come una pompa di calore autonoma insieme a un impianto centralizzato o una stufa a pellet, può ridurre drasticamente il rendimento globale dell’impianto. Calabrese avverte che moltiplicare i sistemi porta a costi di manutenzione più alti e a una gestione disorganizzata, che finisce per annullare i benefici economici. Meglio, quindi, pensare a una razionalizzazione completa dell’impianto, e non solo a un’aggiunta temporanea.
All’efficienza della macchina va poi abbinato un intervento più ampio sull’abitazione, a partire dall’isolamento termico delle pareti e dalla tenuta delle finestre, che può incidere anche del 40% sui consumi complessivi. Non meno importante, la regolazione climatica: i sistemi che modulano automaticamente la temperatura dell’acqua in base al meteo esterno aiutano a contenere i consumi fino al 25%. E chi installa contatori intelligenti per monitorare i consumi in tempo reale, ha anche la possibilità di rilevare malfunzionamenti o sprechi nascosti prima che si trasformino in costi.
Accensioni scaglionate, multe in agguato e regole da conoscere per risparmiare davvero
La legge italiana stabilisce per ogni città un numero massimo di ore giornaliere in cui il riscaldamento può restare acceso, oltre a una data di inizio e fine stagione che varia a seconda della zona climatica. Quest’anno, il Comune di Roma ha spostato l’avvio al 15 novembre, mentre a Firenze i termosifoni si sono già accesi il 1° novembre.
Nel Nord Italia, molte città dell’arco alpino hanno già avviato il riscaldamento dal 15 ottobre, mentre nel profondo Sud, come a Palermo, Reggio Calabria o Agrigento, si potrebbe attendere fino al 1° dicembre. Il problema è che molti cittadini non conoscono queste scadenze, o le ignorano del tutto. O peggio, non effettuano la manutenzione annuale dell’impianto termico, come richiesto dal D.P.R. 74/2013. In quel caso la multa può superare i 500 euro, anche se spesso si parte da cifre più basse.
Enea consiglia anche alcune buone pratiche quotidiane per evitare sprechi: non coprire i termosifoni con mobili o tende, perché si riduce l’effetto di irraggiamento; usare materiali riflettenti dietro ai caloriferi per evitare dispersioni verso il muro; chiudere bene le finestre durante la notte; evitare di lasciarle aperte per troppo tempo durante il giorno. Secondo gli esperti, bastano cinque minuti di areazione ben fatta per rinnovare l’aria, senza far scappare tutto il calore accumulato. Anche l’uso delle valvole termostatiche, che permettono di regolare la temperatura per ogni singolo termosifone, può portare a un taglio netto dei consumi, fino al 20%. Ma attenzione, non si tratta solo di risparmio.
Ridurre i consumi significa anche limitare le emissioni inquinanti, sia di CO2 sia di particolato atmosferico, e quindi avere un impatto diretto sulla qualità dell’aria urbana. E se il passaggio alla pompa di calore può avvenire senza modificare l’impianto esistente, come suggerisce l’app di Enea, diventa anche una scelta accessibile, non solo per chi costruisce da zero ma anche per chi vuole efficientare una casa già abitata. Resta da capire se le famiglie avranno le risorse economiche e il supporto fiscale necessario per fare il salto.
