Dal sudore alla luce solare, il medico estetico Marco Bartolucci spiega cosa succede davvero alla pelle quando si fa sport al freddo
Fare attività fisica all’aperto, anche in pieno inverno, è una delle scelte più sane che possiamo fare per il nostro corpo. Ci aiuta a tenere attiva la muscolatura, migliora l’umore, stimola il sistema immunitario.
Ma tra tessuti che si contraggono, vento sul viso e sudore che si asciuga troppo in fretta, c’è una parte di noi che viene spesso dimenticata: la pelle. Eppure è proprio lei la prima a risentire degli sbalzi di temperatura, della disidratazione e degli stress da esposizione.
Secondo il medico estetico Marco Bartolucci, fondatore delle cliniche Sotherga, lo sport è una medicina potentissima, ma come ogni farmaco va dosato e gestito. E il suo effetto sulla pelle non è mai neutro.
Freddo, vento e tessuti: lo stress invisibile sulla pelle che molti ignorano durante l’allenamento
Quando si corre o si cammina in inverno, la sensazione di energia è immediata. Ma sotto la superficie, nel silenzio dei tessuti, avvengono reazioni molto più complesse. Il freddo innesca una vasocostrizione che riduce l’apporto di sangue alla pelle, rallentando la sua capacità rigenerativa. Il risultato è una pelle più secca, spenta, meno tonica. Se poi si è soggetti a patologie cutanee come la rosacea, il quadro può peggiorare rapidamente: capillari dilatati, arrossamenti cronici, piccoli sfoghi che faticano a guarire.

A tutto questo si aggiunge un’altra variabile sottovalutata: il vento. Anche se non si sente subito, il vento freddo aumenta la dispersione d’acqua attraverso l’epidermide, amplificando la disidratazione e lasciando il viso indifeso. In condizioni normali, il sebo prodotto naturalmente dalla pelle fa da scudo. Ma in inverno la sua produzione calano drasticamente, lasciando la cute ancora più vulnerabile. E se si indossano tessuti troppo occlusivi, il problema raddoppia: il contatto diretto tra pelle e materiale sintetico, unito alla mancanza di traspirazione, può creare irritazioni, sfoghi e sudorazioni anomale.
Per questo Bartolucci invita a non demonizzare i tessuti tecnici, ma a distinguere tra quelli che respirano e quelli che invece isolano troppo. I capi traspiranti, leggeri ma efficaci, sono il miglior alleato in queste condizioni. E poi c’è un altro nemico, subdolo: il sole. O meglio, la luce solare invernale, che molti considerano innocua. In realtà i raggi UV filtrano comunque anche in giornate nuvolose, colpendo soprattutto le zone più esposte come il viso.
L’assenza di caldo non significa assenza di radiazioni: non si vede, ma agisce, anche nei mesi più freddi. Non mettere la protezione solare durante l’attività fisica invernale, anche solo per una corsetta, significa esporsi senza filtri a un danno costante e cumulativo. E non ce ne accorgiamo fino a quando la pelle non inizia a cambiare tono, struttura, equilibrio.
Il ruolo del sudore, della doccia e dell’idratazione: piccoli gesti che cambiano tutto
Tra i nemici silenziosi della pelle in inverno c’è anche lui: il sudore. Quando ci si allena, si tende a pensare che il freddo impedisca di sudare, ma non è così. Il corpo si surriscalda, il sudore arriva, e resta a contatto con la pelle più a lungo proprio perché si asciuga male. Questo altera il pH cutaneo e il film idrolipidico, cioè quella sottile barriera protettiva che mantiene l’idratazione.
Il risultato può essere la comparsa di irritazioni, follicoliti, dermatiti. Chi fa sport ogni giorno lo sa: a volte basta una maglia non lavata bene per innescare reazioni anche importanti. Per questo Bartolucci consiglia di lavare sempre immediatamente i vestiti tecnici, evitando di lasciarli nella borsa per ore. E dopo l’allenamento, anche la doccia diventa un momento delicato: l’acqua troppo calda rischia di rimuovere tutto il sebo rimasto, peggiorando la secchezza. Inoltre gli sbalzi termici tra ambiente esterno freddo e interni molto riscaldati stressano la microcircolazione, che fatica a reggere il cambio repentino.
Meglio docce tiepide, brevi, con detergenti delicati. Il rischio, altrimenti, è di spogliare la pelle delle sue difese naturali proprio nel momento in cui ne avrebbe più bisogno. Anche bere acqua, durante o dopo l’allenamento, non è così banale come sembra. In molti sport – corsa, ciclismo, sci – bere troppo tutto in una volta può causare disagio, rigurgiti o nausea. Eppure la perdita d’acqua attraverso il sudore è reale anche d’inverno, e va compensata. Bartolucci consiglia di bere a piccoli sorsi nel corso della giornata, senza aspettare il momento dell’allenamento. In questo modo la pelle resta più elastica, più forte, e riesce a reagire meglio a tutti gli stress ambientali.
Lo sport, quindi, non è un problema. È la soluzione. Ma come tutte le soluzioni, funziona solo se applicata nel modo giusto. E la pelle, che parla prima ancora del muscolo, è lì per ricordarcelo.
